Skate 3: la recensione

Skate 3: la recensione

Dopo aver messo in cassaforte lo scettro dei simulatori di skateboard strappandolo (meritatamente) alla serie videoludica di Tony Hawk, con Skate 3 i ragazzi di EA Black Box hanno cercato questa volta di concentrare i loro sforzi per offrire agli utenti un prodotto completo da ogni punto di vista.

Nonostante l’ottimo lavoro compiuto dagli sviluppatori della sussidiaria canadese di Electronic Arts con i due episodi precedenti della saga dedicata a questa meravigliosa disciplina sportiva, questi ultimi hanno deciso coraggiosamente di far compiere un ulteriore step evolutivo alle meccaniche di gioco della loro amata creatura attraverso l’integrazione massiva della campagna principale all’universo multigiocatore, con il chiaro intento di offrire all’utente finale un videogioco estremamente appagante, un’esperienza degna d’essere vissuta e, cosa non meno importante, un prodotto longevo come non mai.

I sogni di chi ha realizzato Skate 3 coincidono con quelli di milioni e milioni di appassionati che, ansiosamente, hanno atteso il ritorno della loro simulazione di skateboard preferita: cerchiamo allora di capire attraverso questa recensione se e quante di queste speranze sono riuscite a tramutarsi in realtà.

IL VECCHIO CHE INSEGNA, IL NUOVO CHE AVANZA

Poco più di un anno fa, cercando di analizzare il secondo capitolo della serie, inizialmente non abbiamo accolto con particolare favore la scelta compiuta da Electronic Arts nell’affidarne nuovamente a Black Box lo sviluppo: in tutta sincerità, abbiamo temuto che con questa decisione la spinta propulsiva data all’intero settore dal capostipite della saga si sarebbe in qualche modo affievolita. Per nostra fortuna, comunque, i bravi ragazzi di Vancouver hanno responsabilmente continuato nella loro opera di perfezionamento della serie, non si sono adagiati sugli allori e ci hanno regalato l’ennesimo capolavoro: ed ora?

Molti di coloro che ci stanno leggendo hanno vissuto in prima persona il momento d’oro della saga legata al leggendario nome di Tony Hawk, il suo lento ed inesorabile declino dovuto ad un’irresponsabile mancanza di innovazioni stilistiche e videoludiche e, negli ultimi anni, alla nascita sfolgorante ed inattesa di Skate, un prodotto così incredibilmente raffinato e completo da sembrare perfetto sin dalla sua prima apparizione: ecco quindi spiegate tutte le nostre (e probabilmente anche vostre) preoccupazioni riguardo a questa terza reincarnazione di un capolavoro entrato di prepotenza nell’Olimpo delle simulazioni sportive grazie ad una rivoluzione epocale ed impossibile da ripetere…o quasi.

Non potendo più giocare la carta della “sorpresa” andando a ritoccare in qualche modo le meccaniche dei due predecessori, Skate 3 decide di reinventare quasi completamente la campagna principale, fino ad ora legata alla logica delle “missioni” e delle gare individuali, attraverso la fusione pressochè totale con la componente multigiocare.

Ciò naturalmente non significa che con Skate 3 la serie abbia abbandonato la sua natura “individuale” e sia entrata di prepotenza nel regno dei MMO (massive multiplayer online) tanto in voga su PC con titoli che obbligano l’utente a muoversi solo ed esclusivamente in un mondo di gioco “condiviso” (World of Warcraft, tanto per fare un esempio), tutt’altro, dato che la dimensione personale è ancora fortissima: a quest’ultima, però, vanno ad aggiungersi con un’efficacia ed una perfezione a dir poco commovente una serie pressochè infinita di modalità di gioco, di socializzazione e di interscambio online da fare invidia ai MMORPG più blasonati e ai simulatori sportivi oggi in circolazione. Ma di questo torneremo ad occuparci tra poco nell’apposito capitolo dedicato al multiplayer, per il momento conviene concentrarci invece sull’aspetto che ha reso grande la serie di Skate e che, con questo terzo capitolo, assume un’importanza ed una caratterizzazione se possibile ancora più marcata e matura, vale a dire la giocabilità in ogni suo aspetto e forma.

Skate 3: galleria immagini

PORT CARVERTON, LA BABELE DELLO SKATEBOARD

Dal punto di vista dell’intrattenimento spicciolo, Skate 3 viaggia sul triplice binario della customizzazione, della fedeltà al passato e della varietà: nonostante la stragrande maggioranza delle parole spese su questo titolo fino alla sua uscita abbiano riguardato l’online, vale la pena spendersi adesso nel complimentarci con Black Box per aver realizzato un sistema di editor monumentale ed una serie incalcolabile di modalità di gioco.

L’ormai celeberrimo sistema di gestione dello skateboard e dei movimenti dell’atleta tramite gli stick analogici, passato alla storia come “Flickit”, pur non subendo alcun tipo di modifica sostanziale riesce comunque a vivere una seconda giovinezza mediante l’introduzione di accorgimenti assolutamente necessari come quello del cambio, ovviamente discrezionale in base alle nostre esigenze ed esperienze maturate o meno in passato coi due titoli precedenti della saga, della posizione della telecamera (laterale o alta) e soprattutto della “difficoltà” di gioco: il virgolettato in questo caso è assolutamente d’obbligo poichè, differentemente da quanto avviene in titoli simili, tale impostazione non modifica tanto la difficoltà in sé delle gare, quando piuttosto la fisica che regola i trick aerei e “il magnetismo” con cui le sporgenze, le rampe e le ringhiere ci attraggono subito dopo aver eseguito un ollie (o un nollie) in entrata (al livello più basso tutto avviene quasi automaticamente, in “Hardcore Mode” invece basta un salto poco accurato o un’angolazione della tavola non perfetta per cadere rovinosamente a terra).

Grandissimo è stato anche il lavoro svolto da Black Box nel migliorare gli editor di skatepark e replay: mentre nel primo caso ora diventa possibile creare parchi a tema sensibilmente più grandi (e vari) rispetto a quelli realizzabili con le precedenti iterazioni della saga, nel secondo caso assistiamo ad una vera e propria mini-rivoluzione che ci regala caratteristiche disponibili, fino ad ora, solo nei programmi di video-editing professionali (dal posizionamento libero delle telecamere agli effetti grafici in sovrapposizione).

La fruibilità immediata ed “aperta” del titolo si riflette in tutta la sua debordante natura anche nell’impianto narrativo di Skate 3, con una campagna “in singolo” che finisce col pagare pesantemente tale scelta attraverso una trama assolutamente inesistente: a differenza delle passate edizioni della saga, infatti, lo skater che saremo chiamati ad impersonare ha già raggiunto la notorietà e non ha bisogno di fare alcun tipo di gavetta. Da ciò ne consegue che avremo sin da subito le chiavi della città: tutte (o quasi) le competizioni e le missioni saranno già segnate sulla mappa di gioco, ed ogni area di Port Carverton sarà accessibile e visitabile (anche tramite un antipatico sistema di teletrasporto istantaneo).

Nonostante la straripante varietà di gare e di competizioni effettuabili (impossibile non citare ad esempio la divertentissima “Hall of Meat”), proprio in virtù della mancanza assoluta di una progressione narrativa giocare in singolo a Skate 3 ha oggettivamente poco senso e tende inesorabilmente a stancare dopo poco: solo in multiplayer, infatti, il gigantesco lavoro compiuto da EA Black Box assume la giusta dimensione e ci permette di guardare il tutto dalla sua giusta prospettiva.

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MULTIPLAYER

Mai come in questo caso è superfluo (o meglio, è impossibile) dedicare ad un solo capitolo della recensione la componente multigiocatore: dalla creazione del proprio personaggio ai replay, dalle gare “individuali” alla camicia scelta per disputare un torneo, tutto, ripetiamo, tutto in Skate 3 è veicolato da logiche squisitamente “sociali”, stravolgendo il modo stesso con cui un videogiocatore si relaziona all’universo online del proprio titolo preferito.

Alle modalità competitive “classiche” che abbiamo apprezzato nel precedente capitolo della serie, infatti, si va ad aggiungere una Carriera strutturata in modo tale da esaltare l’esperienza di gioco cooperativo, moltiplicando all’infinito il divertimento che ogni utente riesce a trarre dallo stare in compagnia di un gruppo di persone che lavora all’unisono e si divide i compiti (skater, regista o creatore di parchi) per raggiungere il prima possibile un solo obiettivo, ossia quello di far scaralare alla propria squadra il maggior numero di posizioni in classifica mondiale.

Una volta entrati a far parte di una “gang” affiatata, Skate 3 rapisce il cuore e l’anima del videogiocatore fino a trasportarlo in una dimensione parallela fatta di gare al cardiopalma, di ore ed ore passate ad incitare i propri compagni durante una competizione o mentre stanno realizzando uno skatepark a tema, di notti insonni spese a trovare il trick perfetto con cui creare il video pubblicitario perfetto.

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GRAFICA E SONORO

Il comparto grafico di Skate 3 rappresenta una sorta di copia carbone di quanto visto ad inizio 2009 con il passato episodio della serie, nonostante alcuni miglioramenti di minore entità sulle texture degli edifici, sulla profondità di campo, sulle animazioni degli skater e sui filtri grafici, ed altrettante involuzioni (quasi impercettibili) sulla gestione della fisica ai livelli di di difficoltà più bassi e sul sistema particellare complessiva. La differenza più importante tra quest’ultima incarnazione della serie di Skate ed il suo predecessore diretto, come è naturale che sia la fa la mole spropositata di oggetti inediti utilizzabili nell’editor dei parchi e di vestiti indossabili nell’editor del personaggio (o degli altri membri della squadra sbloccabili nella Carriera).

Dello stesso tenore (e non potrebbe essere altrimenti) sono le considerazioni che possiamo fare sul comparto audio dell’opera, che si assesta sugli ottimi livelli delle due precedenti iterazioni della saga con una colonna sonora perfettamente in linea con lo natura del titolo, con un ricco campionamento di suoni ambientali e con dialoghi squisitamente “giovanili” e goliardici.

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COMMENTO FINALE

Se abbiamo concluso la recensione del precedente capitolo della serie accostandolo nientemeno che a Grand Theft Auto IV, quest’oggi il paragone più diretto e naturale che possiamo fare è curiosamente quello con LittleBigPlanet (o con Forza Motorsport 3 se vogliamo rimanere in ambito sportivo): Skate 3 è infatti un prodotto che cerca di trasportare l’anima della saga (e di conseguenza i suoi acquirenti) in una dimensione di stile, di personalizzazione e di socializzazione in Rete tutta nuova ed introvabile altrove, trasformandosi nei fatti nel figlio prodigio di un matrimonio celebrato da EA Black Box tra la rivoluzionaria giocabilità della serie e la “filosofia da social network” che in questi anni ha cambiato il volto di Internet ed il modo stesso con cui gli utenti si relazionano ad essa.

Con questo terzo capitolo, la saga di Skate raggiunge la maturità in modo inatteso e sobrio, nonostante alcune criticità ravvisabili soprattutto nelle sessioni di gioco in singolo Proprio per questo, l”unica discriminante da tenere in considerazione per l’acquisto finale di Skate 3 è rappresentata dalla possibilità o meno di connettersi online: senza la Rete, con i caleidoscopici significati che in questo caso assume tale parola, l’ultima fatica dei ragazzi di Vancouver è una Ferrari senza motore (o uno skateboard con le ruote cubiche).

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Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • La Carriera: sontuosa in Rete…
  • Multiplayer incredibilmente vario ed appagante
  • Longevità alle stelle
  • …ma estremamente superficiale in singolo
  • Graficamente migliorabile
  • Poche innovazioni nella giocabilità

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