Pro Evolution Soccer 2015: la recensione

Nonostante ci sia ancora da lavorare, Pro Evolution Soccer 2015 segna il ritorno della serie agli antichi fasti.
Pro Evolution Soccer 2015: la recensione
Nonostante ci sia ancora da lavorare, Pro Evolution Soccer 2015 segna il ritorno della serie agli antichi fasti.

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Ci sono stati anni in cui Pro Evolution Soccer, o ancora prima il suo equivalente giapponese Winning Eleven, era il punto di riferimento per gli appassionati di calcio virtuale. Non tanto dal punto di vista commerciale, dove il marchio FIFA ha sempre potuto contare sui potenti mezzi del marketing di Electronic Arts, quanto in termini di gameplay, ambito in cui la fatica di Konami ha dettato legge per lunghissimo tempo, rappresentando il gioco preferito da coloro i quali si professavano “intenditori” del genere.

Tutto questo prima che il team giapponese si scontrasse con il salto di generazione da PlayStation 2 a PlayStation 3, in occasione del quale la simulazione calcistica andò incontro a una fase di progressivo declino, fino a poco prima semplicemente impossibile da immaginare. Allo stesso tempo, il team EA Sports al lavoro sulla serie FIFA faceva passi da gigante per colmare il gap, con lo scopo di far diventare il suo prodotto il nuovo termine di paragone anche in termini di giocabilità: come abbiamo visto nel corso degli ultimi anni, i ragazzi canadesi ci sono perfettamente riusciti, operando il sorpasso su un team Konami sempre più impegnato a combattere contro i difetti diventati del proprio franchise, primi su tutti i famigerati binari.

Come il cambio di generazione precedente si è dimostrato funesto per PES, agli albori del successivo si è vista qualche possibilità di riscossa, grazie agli spiragli di luce offerti da PES 2014, arrivato l’anno scorso con le sue lacune, ma anche con elementi che lasciavano ben sperare. Decisa a non perdere il treno di PlayStation 4 e Xbox One, Konami ha definitivamente potenziato la propria forza lavoro impiegata su PES 2015, arrivato di recente sulla piazza a distanza di quasi due mesi dall’uscita di FIFA 15: consapevolezza dei propri mezzi, urlata anche col grido “Il campo è nostro”, o timore reverenziale nei confronti del rivale? Non ci resta che scoprirlo insieme.


PES 2015: galleria immagini

Cosa ci piace

myClub: un’ottima partenza
Di fronte a un FIFA che offre ormai ai giocatori una varietà di opzioni e modalità di altissima caratura, PES 2015 prova a rispondere principalmente con il nuovo myClub. Si tratta di una sorta di Ultimate Team, cuore della produzione EA Sports, progettata da Konami per sostituire l’esperimento fatto con la Master League Online, mai in grado di entrare nei cuori dei giocatori nelle edizioni passate.

In myClub, occorre naturalmente costruire la propria squadra a partire da un undici di base, al quale affiancare un allenatore: la differenza più grande con Ultimate Team è costituita dal processo d’ingaggio dei giocatori, che passa attraverso la figura degli agenti. Impiegando la moneta virtuale conquistata giocando, è possibile infatti chiedere a un procuratore di offrirci i suoi servizi, per poi accedere a una sorta di roulette che decide il livello d’abilità del calciatore che ci sta per essere assegnato: ogni agente ha una specializzazione diversa, divisa per ruolo o abilità specifiche, per cui occorre studiare bene a chi affidarsi nel caso in cui si voglia per esempio inserire in rosa un attaccante, piuttosto che un difensore.

Per amalgamarsi a dovere, l’undici che metteremo insieme dovrà rispondere in modo adeguato alle idee tattiche del suo allenatore, parametro base per stabilire il livello di affiatamento tra i singoli elementi e il mister. Una volta assemblata una squadra, questa può essere usata per scontrarsi online contro altri esseri umani, tramite le Divisioni Online adattate per la modalità myClub, oppure organizzare un match contro la CPU: particolarmente interessante, da questo punto di vista, la componente che dà in mano all’intelligenza artificiale una delle squadre create dagli altri giocatori, permettendoci così di testare la nostra formazione contro un undici che potrebbe realmente incontrare durante le sessioni multiplayer.

Come nell’Ultimate Team di FIFA, anche in myClub è possibile scegliere di velocizzare la crescita della propria squadra, spendendo soldi reali nello shop di PES 2015 per acquistare crediti: nulla che comunque sia precluso a chi invece vuole arrivare a un determinato livello giocando, anzi possiamo dire che in questo modo si perde gran parte del gusto che c’è a costruire il proprio team partendo da una serie di perfetti signori nessuno provenienti dai campetti di periferia.
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Le competizioni esclusive
A parte myClub, le modalità di gioco di PES 2015 restano grosso modo quelle degli ultimi anni: troviamo ovviamente la storica Master League, ampliatasi nel corso del tempo e migliorata in alcuni aspetti in questa edizione: il suo fascino è sempre elevato, anche se la sua età appare piuttosto evidente in alcuni passaggi. Presente anche la tradizionale Diventa un Mito, destinata agli aspiranti campioni, oltre alle immancabili Divisioni Online, grazie alle quali confrontarsi contro altri esseri umani via Internet, ottenendo come al solito punteggi pesati per evitare la moda sempre troppo diffusa di ritrovarsi tutti quanti a guidare il Real Madrid.

Una novità particolarmente carina in PES 2015 riguarda le sfide in modalità cooperativa, dove tre giocatori possono dividersi i reparti presenti in campo: difesa, centrocampo e attacco. Si tratta di un’intuizione interessante, che dà un nuovo twist alle dinamiche multiplayer delle simulazioni calcistiche, aggiungendo la necessità di un superiore livello di affiatamento tra chi partecipa alla partita.

Snocciolando le modalità di PES 2015, non possiamo assolutamente dimenticare le competizioni di cui Konami si è assicurata la licenza esclusiva, che anzi rappresentano una delle principali attrattive offline di questo gioco: tra di esse spicca naturalmente la UEFA Champions League, competizione calcistica seconda solo ai Mondiali in termini di impatto mediatico e spettacolarità, anche grazie alla presenza dei campioni più famosi al mondo tra le squadre che la disputano. La sua riproduzione virtuale è pressoché perfetta, soprattutto in termini di atmosfera, garantita dalle varie musiche (compreso il famosissimo inno) e gli elementi grafici che la contraddistinguono, sia nei menu che in campo. Per chi non dovesse accontentarsi neanche di questo, PES 2015 offre anche altre competizioni esclusive, come UEFA Europa League e Copa Libertadores, per non perdersi davvero nulla del mondo del calcio.

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Gameplay ai vecchi fasti
Se nelle fasi preparatorie alla discesa in campo si respira aria di ripresa, è con l’inizio della partita che PES 2015 dimostra inequivocabilmente di riconciliarsi con il proprio passato, coi tempi in cui immediatezza e simulazione riuscivano a fondersi così bene da dare vita a dei capolavori assoluti per il loro tempo. La decisione principale di Konami è stata quella di basare le dinamiche di gioco su un ritmo più reale, fatto di ragionamento e possesso palla, senza disdegnare la fisicità e le accelerazioni, elementi fondamentali del calcio moderno.

Ne esce fuori un gameplay assolutamente completo, maturato anche attraverso la pressoché totale eliminazione dei famigerati binari, solo in alcuni rari casi ancora riscontrabili, e l’eliminazione di tutti gli orpelli visti in passato: il gioco riesce a risultare quindi divertente e mai noioso, legando allo stesso tempo il successo all’abilità del giocatore nel riuscire a costruire una manovra, approfittando dei propri punti di forza per sfruttare quelli deboli dell’avversario. Finalmente migliorati anche i portieri, adesso in grado di compiere interventi degni di questo appellativo, dimostrandosi reattivi anche nei tuffi più spettacolari: l’unico tallone d’Achille, in questo senso, è rappresentato da quello che sembra un numero ristretto di animazioni riservate agli estremi difensori, legati quindi a un numero di movimenti inferiore rispetto a quanto ci si aspetterebbe di vedere. Da registrare inoltre qualche indecisione di troppo in fase d’uscita, ai limiti del brivido.

Già che siamo a parlare di portieri e di difese, l’impianto classico è stato leggermente riveduto per offrire a chi ha il pad un maggiore controllo: ne è un esempio l’introduzione della doppia pressione sul bottone dedicato al pressing, per effettuare un tackle in piedi simile a quello della difesa tattica della serie FIFA con tutte le conseguenze che possono seguire a un intervento fuori tempo. Passando dall’individualità al collettivo, l’intelligenza artificiale di PES 2015 supporta ottimamente il giocatore, seguendo in modo attento ma mai troppo “assistenzialista” sia la fase offensiva che quella difensiva.

Da segnalare anche l’ottima differenziazione messa in atto tramite le evoluzioni di Team ID e Player ID, tecnologie con le quali PES 2015 rende unici gli stili di gioco delle squadre e dei giocatori più famosi al mondo: state sicuri che se Mourinho decide di parcheggiare il bus col suo Chelsea, anche la versione virtuale dei Blues farà la stessa cosa.

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Cosa non ci piace

Tecnicamente migliorabile
In termini tecnici, PES 2015 fa sicuramente tanto, dimostrando come il FOX Engine di Hideo Kojima sia più che adatto a un titolo del genere, anche se in arrivo per la prima volta sull’attuale generazione di console. Alcuni volti dei giocatori lasciano semplicemente a bocca aperta per il loro realismo, e rispetto a FIFA 15 Konami ha deciso condivisibilmente di dedicare le proprie attenzioni anche ad alcuni atleti meno famosi. Ma, come si suol dire, c’è un ma: il punto in cui la produzione giapponese perde maggiormente terreno rispetto alla concorrenza è infatti rappresentato dal livello di “infiocchettamento” offerto agli occhi del giocatore.

Nel lavoro di EA Sports si respira a pieni polmoni la vera e propria essenza del calcio, fatta di stadi vibranti e calciatori che reagiscono in vario modo a quanto avviene in campo, cosa che in PES 2015 è presente solo parzialmente. Dopo i tanti elogi spesi per il gameplay di questo titolo, dobbiamo segnalare anche quello che è il suo vero unico difetto: le animazioni. Non tutte, fortunatamente, ma quelle che riguardano movimenti e gioco palla soffrono di un piccolo ritardo nella risposta, riscontrabile soprattutto in fase di ribattuta sotto porta: molto spesso si finisce infatti per perdere l’attimo per un tap-in, non per proprie colpe ma per un tangibile ritardo del giocatore nel rispondere al nostro comando, anche nel caso in cui si stia controllando un atleta particolarmente agile e rapido. Un qualcosa che a lungo andare diventa piuttosto frustrante, considerando che avviene quando spesso e volentieri ci si aspetterebbe di segnare facilmente.

Aggiungiamo anche qualche singhiozzo di troppo per la modalità online, soprattutto in fase di matchmaking dove, a causa delle disconnessioni, non è sempre semplicissimo trovare un avversario: Konami ci sta comunque lavorando sin dal momento in cui i server sono stati messi online, per cui la speranza è che il problema possa essere risolto definitivamente in tempi brevi. Una nota infine sulla versione Xbox One: anche se la nostra recensione è basata su quella PlayStation 4, è bene sapere che sulla console Microsoft il gioco gira a 720p, contro i 1080p offerti sulla console Sony.

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Contenuti da ampliare
Parlando di licenze e contenuti, qualche passo in avanti è stato compiuto anche per ciò che riguarda squadre e giocatori, sebbene alcune mancanze storiche continuino a rimanere all’interno del gioco: dopo avere speso parole di elogio per la presenza della Champions League, non si può fare a meno di storcere il naso nel veder apparire i soliti nomi inventati di alcuni club, come il “North London” che troviamo al posto dell’Arsenal, e così via. Apprezzabile lo sforzo di provare ad ampliare il database anche nei campionati dove le licenze non sono affatto presenti, come la nostra Serie B, anche se le lacune in tal senso finiscono irrimediabilmente per far cadere l’appeal che ci sarebbe nel giocare con nomi e kit reali.

Sulla stessa linea anche il numero di stadi presenti in PES 2015, in grado di impallidire in modo vistoso se paragonato alla concorrenza: alle poche arene reali riprodotte nel gioco, tra le quali troviamo i nostri Juventus Stadium e San Siro/Giuseppe Meazza, si uniscono le poche inventate da Konami, messe assolutamente in secondo piano rispetto alla caterva di nuovi stadi introdotti da EA Sports in FIFA 15 con l’intera Premier League. Anche su questo campo, nei prossimi anni, la società giapponese dovrà provare a colmare il gap con FIFA dopo aver lavorato al gameplay.

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Telecronaca da dimenticare
Come quella di FIFA 15, anche la versione italiana di PES 2015 era particolarmente attesa, visto lo scambio di telecronisti avvenuto tra le due simulazioni calcistiche. Il commento del titolo Konami è infatti affidato da quest’anno a Fabio Caressa, voce abbinata invece negli anni scorsi al gioco di EA Sports: ad affiancarlo troviamo Luca Marchegiani, commentatore tecnico di Sky preferito a Beppe Bergomi.

Si tratta senza dubbio dell’aspetto in cui PES 2015 si dimostra maggiormente deficitario, non riuscendo purtroppo a convincere soprattutto a causa di un campionario di frasi troppo ridotto per gestire tutte quante le fasi di gioco, oltre a degli errori evidenti nella costruzione del commento. Le presentazioni dei match, per esempio, soffrono di un brutto bug che fa dire a Caressa i nomi delle squadre in campo prima di parlare del resto: una roba agghiacciante del tipo “Il Milan. L’Inter. Buonasera a tutti e blablabla”.

Per non parlare di quando, dopo appena dieci minuti di gioco, i commentatori vanno ad affermare che una delle due squadre “stasera non ha ancora fatto un tiro in porta”: e datele il tempo! Fortunatamente per Konami, a risollevare le sorti del comparto audio di PES 2015 troviamo un’ottima colonna sonora, con brani più o meno famosi che si adattano ai gusti musicali dei giocatori.

Commento finale

Adesso possiamo dirlo senza dubbi di sorta: PES è tornato. Dopo gli spiragli avvistati l’anno scorso, PES 2015 costituisce il vero anno zero sul quale Konami può costruire il suo ritorno alla grandezza di un tempo: era dall’epoca d’oro di PlayStation 2 che non si vedeva un titolo di questa qualità, basata su di un gameplay divertente e impegnativo allo stesso tempo.

Il FOX Engine si dimostra decisamente pronto per l’attuale generazione videoludica, lasciandoci ben sperare per la prossima edizione anche dal punto di vista tecnico, area dove sono riscontrabili i difetti maggiori riscontrati durante le nostre partite.

Chi ancora non ha deciso a quale simulazione calcistica affidarsi quest’anno, avrà dopo lungo tempo un’alternativa vera: il nostro consiglio è quello di non stare tanto a guardare i voti dati all’uno o all’altro gioco, ma di leggere con attenzione caratteristiche e pro e contro di entrambi per farsi guidare nel proprio acquisto.

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