Microsoft e Machinima, partnership "oscura" per promuovere Xbox One su YouTube

Una campagna promozionale poco trasparente: dollari per click per i video in cui si parla (bene) di Xbox One.
Microsoft e Machinima, partnership
Una campagna promozionale poco trasparente: dollari per click per i video in cui si parla (bene) di Xbox One.

Le scelte commerciali e le manovre di marketing dietro Xbox One non si sono sempre rivelate efficaci, sopratutto quelle precedenti al lancio globale del novembre scorso. Da quanto riportano alcuni media su Internet però gli errori grossolani non sono finiti: la casa di Redmond avrebbe infatti incentivato la creazione di video tramite Machinima, con lo scopo di promuovere la console e l’attuale libreria di giochi e negando esplicitamente qualsiasi critica negativa.

La leak è partita da iGameResponsibly, dove nei giorni scorsi è apparso il testo della comunicazione di Machinima relativa alla promozione, in cui si invitavano gli “influencer” a caricare video che includessero almeno 30 secondi di gameplay si qualsiasi gioco per Xbox One. Le altre regolette comprendono l’obbligo di menzionare a voce che si sta giocando su XB1, un tag specifico da assegnare al video You Tube e di seguire “altre linee guida”.

Ed è proprio tra quelle linee guida che si leggeva che per ottenere l’incentivo — 3$ ogni 1000 hit — “non si dovrà dire nulla di negativo su Machinima, Xbox One o qualsiasi dei suoi giochi”. Oltre che somigliare a una “simpatica” manipolazione mediatica, Ars Technica suggerisce che potrebbero esserci ripercussioni più serie visto che la Federal Trade Commission statunitense non gradisce questo tipo di promozioni in cui siano presenti accordi non impliciti tra promotore e venditore.

Il bello — o il brutto, fate voi — è che nonostante la cattiva pubblicità raccolta nei mesi passati Xbox One non và affatto male, sia nel mondo che negli USA dove è anche riuscita a imporsi come console next-gen più venduta nel mese più caldo della stagione degli acquisti natalizi.

Via | iGameResponsibly | Ars Technica

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