LittleBigPlanet 3: la recensione

Blogo vi propone la recensione del nuovo capitolo dell'iconica saga platform di Sony dedicata a Sackboy e alla creatività degli utenti
LittleBigPlanet 3: la recensione
Blogo vi propone la recensione del nuovo capitolo dell'iconica saga platform di Sony dedicata a Sackboy e alla creatività degli utenti

A dispetto di un comparto artistico all’apparenza “leggero” e prescindendo dai propri gusti personali, tutti gli appassionati di videogiochi e gli addetti al settore concordano nell’indicare la serie di LittleBigPlanet come una delle più importanti e rappresentative della produzione videoludica degli ultimi anni.

Con il suo stile inconfondibile maturato nei milioni di livelli plasmati e condivisi dai suoi utenti più creativi, la saga platform del pupazzo pazzo di pezza di Media Molecule ha contribuito a scrivere una delle pagine più belle e originali della storia della scorsa generazione di console. Il capolavoro che nel 2008 ha lanciato la stella di Sackboy nel firmamento degli eroi del genere platform ha allargato gli orizzonti digitali di Sony e colmato il vuoto lasciato dall’abbandono (o dal passaggio in multipiattaforma) di serie iconiche come Spyro e Crash Bandicoot; il secondo episodio dato alla luce nel 2011 non è stato certamente da meno e, anzi, ha rappresentato una vera e propria killer application per una console incapace, fino a quel momento, di reggere il confronto con Nintendo (e persino con Microsoft, vedi Banjo-Kazooie e Viva Pinata) sul terreno delle avventure a piattaforme.

E adesso eccoci qui, a commentare l’uscita del terzo capitolo “maggiore” e l’approdo della serie su PlayStation 4: dal passaggio di consegne tra Media Molecule e Sumo Digital all’ingresso di tre nuovi personaggi, dall’adozione di un motore grafico nuovo di pacca all’evoluzione del sistema di gioco, di elementi da analizzare con questa recensione ce ne sono davvero tanti. Proviamo quindi ad immergerci nella variopinta dimensione di LittleBigPlanet 3 per scoprire, cominciando dalla seguente scheda voto riassuntiva, quali strade hanno deciso di percorrere i ragazzi del team inglese di Sumo Digital per rimpolpare di contenuti l’Immagisfera di questa piccola, grande serie targata Sony.

COSA CI PIACE

Avventura ricca di contenuti

Non dovendo far altro che smussare i bordi dell’editor di livelli e rinfrescare l’interfaccia in virtù del monumentale lavoro svolto “per loro” dai ragazzi di Media Molecule nei precedenti capitoli della serie, il team di Sumo Digital ha speso gran parte del suo tempo di sviluppo nella costruzione dei livelli della campagna principale.

La cura riposta nella realizzazione dei mondi di gioco che compongono l’avventura “in singolo” (ma affrontabile, come in passato, fino a un massimo di quattro utenti sia in rete che in locale), anche per questo, risulta essere a dir poco maniacale. Pur rimanendo fedeli alla struttura originaria, il team inglese ha infatti deciso di far compiere un ulteriore step evolutivo alla Campagna erigendola su basi completamente differenti: da un’avventura che procede in maniera lineare lungo binari che propongono livelli e minigiochi in maniera sequenziale, con LBP3 si passa invece a una storia più aperta, con mondi strutturati in hub a cui fare ritorno per sbloccare sottolivelli, aree bonus e inedite linee di dialogo con personaggi secondari che, come da tradizione per la serie, dimostrano di essere i degni rappresentanti del folle universo creativo scaturito dall’Immagisfera.

Il nuovo approccio in stile metroidvania adottato dal team di Sumo Digital per comporre il puzzle di livelli del playthrough in singolo dona freschezza all’intera campagna principale e arricchisce di contenuti una modalità che, in passato, serviva solo da vetrina e da tutorial esteso per chi avesse voluto cimentarsi con l’editor. Oltre alle sfide supplementari dell’Accademia Popit e ala ricerca degli oggetti collezionabili negli hub, all’interno della “main quest” c’è persino spazio per dei simpatici capovolgimenti di fronte con colpi di scena inattesi che contribuiscono a giustificare le 13-15 ore da spendere mediamente in questa modalità prima di passare all’editor e al modulo per la creazione e la condivisione dei livelli realizzati dagli utenti della folta community di appassionati.

LittleBigPlanet 3: galleria immagini

Gameplay ispirato

Il sistema di gioco di LittleBigPlanet 3 trae vantaggio dal motore fisico di nuova concezione adottato da Sumo Digital per migliorare le animazioni dell’eroe impersonato, le collisioni con gli oggetti che popolano i livelli e i salti da compiere per spostarsi da una piattaforma all’altra e tra i diversi piani di parallasse in cui è suddivisa la mappa a scorrimento orizzontale.

L’adozione di un nuovo engine ha permesso al team inglese di estendere il perimetro delle abilità di Sackboy attraverso l’aggiunta della Tasca di Pezza, un’utile funzione di diretta ispirazione ruolistica che implementa un menù toroidale da richiamare mediante la semplice pressione di un pulsante del Popit per dare al nostro impavido alter-ego la possibilità di selezionare tra cinque diversi oggetti capaci di modificare profondamente l’esperienza degli utenti.

Agli elementi “classici” della struttura di gioco di LittleBigPlanet e alle innovazioni correlate alla Tasca di Pezza e agli oggetti come la pistola spara-portali e l’aspirapolvere s’aggiungono poi le opzioni legate alla scelta del personaggio: essì, perchè in LBP 3 al caro, vecchio Sackboy si affiancano altri tre eroi interpretabili, ciascuno con il proprio set di abilità e di poteri da padroneggiare solo dopo diverse ore di pratica.

Se il buon Sackottino può contare nella sua innata curiosità e sugli oggetti da riporre nella Tasca di Pezza, infatti, il fedele OddSock è dotato di una maggiore velocità ed è in grado di compiere dei salti doppi “rimbalzando” tra le pareti e i piani sporgenti, il duttile Toggle può cambiare dimensioni trasformandosi all’occorrenza in un gigante buono o in un grazioso batuffolo di peluche e l’agile Swoop può servirsi delle sue ali piumate per volare, planare e andare in picchiata per guadagnare ulteriore velocità.

Le innovazioni al gameplay garantite dai tre compagni di avventura di Sackboy ci permettono di raggiungere aree altrimenti inaccessibili, ma anche di attivare leve e trigger logici complessi e, soprattutto, di moltiplicare le opzioni di gioco e il divertimento offerto a chi decide di intraprendere i livelli dell’avventura in singolo e delle mappe create dagli utenti ricorrendo al multiplayer in rete o a schermo condiviso.

Tutte queste novità, come è normale che sia, vengono assorbite come una spugna dall’editor di livelli di LittleBigPlanet 3 per consentirci di creare scenari inediti con sedici piani di parallasse o “binari” su cui muovere il proprio alter-ego (rispetto ai tre dei capitoli precedenti), con un mini-editor per gli oggetti personalizzati da riporre nella Tasca di Pezza, con le ringhiere da disegnare a mano libera per scivolare fluidamente tra i diversi piani di parallasse, con le opzioni per la selezione del personaggio da interpretare e, ultima ma decisamente non per ordine di importanza, con la funzione per trasformare i propri livelli in hub centrali con accessi indipendenti per livelli secondari, dungeon o minigiochi (esattamente come nell’avventura singleplayer propriamente detta).

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Artisticamente impeccabile

Gli elementi di decorazione in quantità industriale che abbelliscono i livelli dell’avventura principale definiscono la cifra stilistica di LittleBigPlanet 3 e rappresentano il punto più alto mai raggiunto dalla componente artistica di questa serie. L’utilizzo magistrale degli effetti di illuminazione, con ombre nette proiettate su materiali cangianti e tessuti esotici, è uno dei tanti esempi che potremmo fare per descrivere l’originalità di un’opera che fa della creatività il suo cavallo di battaglia.

Il lavoro svolto dagli artisti digitali di Sumo Digital, però, non si limita alla mera conta dei materiali, degli sticker e degli oggetti inediti implementati nell’editor e nell’avventura “maggiore” ma va ben oltre e, grazie al cielo, tocca tutto ciò che è stato fatto per caratterizzare ciascuna ambientazione della storia, dagli hub ai sottolivelli fino ad arrivare ai personaggi secondari (pagherei oro per avere un costume da cosplay di Malron Random!).

La straordinaria eterogeneità dei livelli propostici, con PNG esilaranti, sessioni platform mai banali e zone segrete da esplorare per acquisire nuovi elementi con cui plasmare i propri mondi personalizzati, denota la cura certosina che il team inglese ha riposto nella realizzazione degli aspetti grandi e piccoli che concorrono a disegnare la variopinta dimensione digitale di Bunkum, come ben dimostrano i ricchi campionamenti audio, la validissima scelta dei brani di accompagnamento e la presenza di un doppiaggio completo per tutti gli attori principali e secondari che gravitano attorno all’iconico e dolce protagonista della saga.

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COSA NON CI PIACE

Nuovi personaggi poco incisivi

L’avventura principale di LittleBigPlanet 3 ha una sola, grande mancanza su cui non possiamo né vogliamo soprassedere: non dà spazio ai nuovi protagonisti. La struttura delle piattaforme, dei trigger logici e dei minigiochi della campagna, infatti, è cucita addosso a Sackboy (in tutti i sensi!) e agli oggetti “maggiori” da riporre nella Tasca di Pezza per poi riutilizzarli in base alle proprie necessità e alle scelte di sviluppo compiute dai ragazzi di Sumo Digital nelle fasi più avanzate della storia.

Il canovaccio narrativo steso dagli autori britannici pone Toggle, Swoop e OddSock al centro delle operazioni di ricerca condotte da Sackottino per ripristinare l’ordine nell’Immagisfera e salvare il mondo di Bunkum dall’imminente distruzione causata da Newton ma, paradossalmente, non se ne serve per infondere originalità nella storia.

Il loro impiego nel corso dell’avventura, di conseguenza, risulta essere estremamente limitato e questo stride non poco con le indicazioni offerteci dagli sviluppatori che, tra filmati promozionali e video-diari, ci hanno indotti a credere che la trama avrebbe posto Sackboy in un ruolo da comprimario per fare spazio ai nuovi arrivati e alle loro inedite abilità.

L’unico ambito in cui questi tre eroi di pezza possono esprimere al massimo le loro potenzialità rimane quindi quello dell’editor di livelli: un po’ poco, considerando l’occasione sprecata nell’avventura “in singolo” e l’assenza più totale di un sottofondo narrativo che doni ai nuovi personaggi un carisma analogo a quello di Sackboy.

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Poco sorprendente

Nonostante il grande impegno dimostrato dai designer di Sumo Digital nel proporci un’avventura entusiasmante e artisticamente inattaccabile, il nuovo kolossal pupazzoso di Sackboy non riesce a smarcarsi dall’esperienza dei precedenti capitoli della saga e finisce con l’avvitarsi in una spirale di autoreferenzialità che procura un fastidioso senso di déjà vu in tutti gli appassionati della serie.

Gli utenti di lungo corso che dal 2008 ad oggi hanno alimentato di contenuti e originalità l’Immagisfera della galassia a tinte pastello di LittleBigPlanet servendosi degli strumenti sempre più complessi dell’editor di livelli, purtroppo, sono i più colpiti da questa cronica mancanza di innovazione, specie in considerazione dell’inattività di Toggle, OddSock e Swoop all’interno della campagna principale, ma anche del tempo trascorso dal lancio della serie.

Le migliorie apportate alla giocabilità, inoltre, non reggono minimamente il confronto con le novità del Creatinator, dei Sackbots e del Controlinator che hanno contribuito a rendere il secondo capitolo della serie una vera e propria killer application capace di indurre più di un appassionato di videogiochi a comprare una PlayStation 3.

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Grafica poco next-gen

Rispetto a quanto ammirato nel precedente capitolo, le migliorie apportate al comparto grafico sono numerose e spaziano dall’accresciuta risoluzione delle texture che mappano le superfici a schermo alla presenza di un maggior numero di fonti di illuminazione, ma è altrettanto evidente come la natura cross-generazionale di un progetto destinato a girare anche su PlayStation 3 abbia comportato una sostanziale parità contenutistica (prima ancora che artistica e tecnica) con la versione più “moderna” rivolta all’utenza di PS4.

Bisogna essere dei veri esperti della serie, infatti, per accorgersi del passaggio dell’epopea platform di Sackboy a una console di nuova generazione: i paletti che delimitano il recinto tecnologico dell’opera hanno poi la sfortunata capacità di enfatizzare i bug e i glitch incontrati a più riprese nel corso dell’avventura, nell’editor di livelli e nella semplice consultazione delle mappe customizzate condivise dalla community.

Tutto ciò, ovviamente, stride con l’altissimo livello qualitativo della componente artistica (macchiata solamente dalle sbavature di cui sopra) e con il lodabile impegno profuso dai designer di Sumo Digital per garantire la compatibilità piena con gli oggetti, i costumi, i livelli aggiuntivi e i materiali sbloccati da chi si è cimentato con i precedenti capitoli della serie di Media Molecule.

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CONSIDERAZIONI FINALI

Le soluzioni escogitate dai ragazzi di Sumo Digital per dare forma al progetto di LittleBigPlanet 3 rimangono nel solco tracciato da Media Molecule e contribuiscono a dare solidità a un già granitico impianto di gioco, relegando gli elementi di innovazione alla struttura narrativa e a poco altro per non indispettire i fan di lungo corso.

Ciò che manca davvero, quindi, è l’effetto sorpresa che ha stregato gli utenti dei primi due episodi, e non serve guardare oltre le bianche sponde digitali delle console Sony né bisogna lanciarsi in qualche astrusa analisi di mercato per individuare il target di giocatori a cui è rivolto questo progetto negli acquirenti delle edizioni precedenti dell’epopea pupazzosa di Sackboy.

Nonostante il mancato slancio di originalità e l’opinabile scelta compiuta dagli sviluppatori britannici nel relegare i tre personaggi inediti a un ruolo di semplici comparse in un copione scritto per un’avventura principale che continua imperterrita a correre lungo la zip rilucente del corpicino imbottito di Sackottino, LittleBigPlanet 3 va comunque considerato per ciò che è, ossia il migliore capitolo della serie: la storia fila via liscia che è un piacere, le aggiunte al gameplay ampliano le opzioni offerte dall’editor di livelli e la rinnovata interfaccia per la condivisione dei mondi creati dagli utenti, con il suo modulo che consente di recuperare tutte le mappe custom dei precedenti episodi, spingono la longevità oltre ogni limite immaginabile e rendono il titolo potenzialmente infinito.

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