Anche uno dei lavori più belli del mondo, come quello di programmatore di videogiochi, senza le dovute “precauzioni” può trasformarsi in un vero e proprio inferno: il ricordo ancora caldo dei retroscena sulle condizioni di lavoro a dir poco “tese” nel Team Bondi, infatti, ha portato un ex dipendente di Gameloft Auckland, Glenn Watson, ad uscire allo scoperto e a denunciare pubblicamente dalle pagine di Games.on.net la multinazionale videoludica francese per gli stressanti carichi di lavoro cui è stato sottoposto assieme ad altri suoi colleghi, pronti, secondo lui, a testimoniare a suo favore.
“Dovevo dimettermi. Dopo aver lavorato quattordici ore al giorno per quattro settimane consecutive (inclusi i week-end) non potevo fare altrimenti, non si vive con simili carichi di stress. Per alcune settimane ho lavorato dalle 100 alle 120 ore: cominciavo alle 9:30 e finivo alle 2:30 del mattino per poi ricominciare a lavorare alle 8:30, con nemmeno sei ore di sonno.
Ricordo che erano le 11 e mezza di sera e tutto lo staff stava lavorando ininterrottamente dalle 8:30 del mattino, una situazione impossibile, persino i programmatori più esperti e abituati stavano cominciando a perdere colpi e a commettere errori grossolani. A quel punto ho fatto presente la cosa ai responsabili, ma quando ne ho trovato uno mi ha risposto che il team doveva rimanere al proprio posto perchè c’erano delle scadenze da dover rispettare a ogni costo: in seguito scoprii che uno dei miei colleghi aveva lavorato per 24 ore di fila.”
Speriamo quindi che la questione venga chiarita al più presto dalle autorità inquirenti neozelandesi e, come è naturale che sia, vi terremo informati degli eventuali sviluppi.