Destiny: la recensione

Abbiamo passato gli ultimi giorni all'ombra del Viaggiatore per combattere al fianco dei Guardiani di Destiny: ecco la nostra recensione dell'attesissimo kolossal sci-fi di Bungie e Activision
Destiny: la recensione
Abbiamo passato gli ultimi giorni all'ombra del Viaggiatore per combattere al fianco dei Guardiani di Destiny: ecco la nostra recensione dell'attesissimo kolossal sci-fi di Bungie e Activision

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L’attesa per l’uscita di Destiny è finalmente conclusa, e l’accoglienza riservata all’ultimo titolo di Bungie dai cultori di sparatutto sparsi per il mondo è stata a dir poco travolgente: le copie vendute nei giorni immediatamente successivi al lancio del titolo, avvenuto il 9 settembre scorso su PS3, PS4, X360 e XB1, hanno permesso al team di Bellevue e ai produttori di Activision di rientrare agilmente dei 500 milioni di dollari investiti nel progetto nel corso di questi lunghi anni di sviluppo.

Se dal punto di vista commerciale il kolossal interattivo di Bungie può essere già considerato come uno dei successi più incredibili della storia dell’industria dell’intrattenimento (inclusa quella cinematografica), per ciò che concerne gli aspetti prettamente contenutistici ci troviamo però di fronte ad un titolo contraddittorio, un capolavoro mancato che risponde solo in parte ai desideri dei milioni di appassionati che hanno sperato ardentemente di mettere le mani su di un videogioco rivoluzionario.

Dopo aver esplorato il Sistema Solare del 2700 per tenere lontani Caduti, i Vex, i Cabal e i mostri alieni dell’Alveare dalla radiosa Luce del Viaggiatore e dalle poche persone scampate alla furia dell’Oscurità rifugiandosi dietro alle mura ciclopiche dell’ultima città della Terra, proviamo quindi ad offrirvi le nostre considerazioni sugli aspetti più importanti che hanno contraddistinto, sia in positivo che in negativo, le nostre 20 e passa ore di gioco passate con la versione PlayStation 4 di Destiny.

COSA CI PIACE

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Le meccaniche sparatutto, semplicemente perfette

L’esperienza maturata negli anni dai ragazzi di Bungie ha consentito loro di dare forma a un sistema di movimento e combattimento a dir poco sublime, in grado di rivaleggiare con quello di Halo e, in taluni frangenti, addirittura di superarlo: pur senza vantare la presenza di un sistema di coperture dinamiche, le meccaniche sparatutto di Destiny risultano essere tra le più fluide e reattive che abbiamo avuto il piacere di sperimentare in questi ultimi anni in un FPS per console concepito per essere goduto solo ed esclusivamente con un controller. I fucili sono estremamente caratterizzati e ciascuna tipologia di arma restituisce al giocatore un “feeling” diverso, le abilità di classe trasmettono una splendida sensazione di “onnipotenza temporanea” e ci permettono di velocizzare ulteriormente il ritmo delle battaglie, le granate assumono un ruolo strategico nello stanare i nemici dalle loro posizioni difensive e gli attacchi corpo a corpo, il vero fiore all’occhiello delle poliedriche dinamiche di gameplay di Destiny, hanno la capacità di rovesciare le sorti di uno scontro utilizzando gli ostacoli dell’ambientazione come delle vere e proprie armi.

L’uso del jetpack risulta poi essere di vitale importanza nelle fasi più concitate delle sfide con i gruppi di nemici più numerosi, ma anche nelle frenetiche arene del multiplayer competitivo del Crogiolo: la facilità di utilizzo del jetpack rende praticamente inutile l’impiego della scivolata, un mossa che, anzi, ha come spiacevole inconveniente quello di esporre la testa del proprio alter-ego a un numero maggiore di colpi sparati dagli alieni della CPU e dai Guardiani nelle sfide in rete.

L’unica nota dolente del lavoro compiuto dai Bungie sulle meccaniche sparatutto è rappresentata dall’eccessiva potenza delle armi a corto raggio, dai fucili a canne mozze ai futuribili fucili a fusione: il loro impiego nelle mappe del Crogiolo, infatti, finisce quasi sempre per influenzare negativamente il ritmo di gioco dei deathmatch, e questo anche in ragione dell’assenza di opzioni e di modalità che permettano agli utenti di escludere a priori l’utilizzo di questo particolare tipo di armi.

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Grafica splendida

Le decine (e forse centinaia) di milioni di dollari investiti da Bungie per garantire a Destiny un comparto grafico, artistico e sonoro degno di un kolossal li ritroviamo tutti nell’incredibile rappresentazione a schermo delle ambientazioni esotiche da esplorare in sella al proprio Astore, delle accurate animazioni dei nemici e dei Guardiani incontrati tra i pianeti e i satelliti terraformati del Sistema Solare del 2700, delle adrenaliniche scene con astronavi e mezzi di trasporto alieni che preludono alle battaglie più frenetiche e delle missioni di pattuglia affrontate liberamente per esplorare gli scenari insieme ai propri amici.

Nella versione da noi provata, quella per PlayStation 4 e Xbox One, gli effetti particellari trasformano le battaglie più concitate in un festival di esplosioni pirotecniche, l’azione di gioco rimane fluida anche nelle situazioni più frenetiche, i caricamenti ingame sono praticamente assenti e la colonna sonora, da par suo, scandisce magnificamente il ritmo dell’azione di gioco aumentando gradualmente in intensità e volume a ridosso delle aree più pericolose.

Peccato solo per l’assenza di elementi distrubbili nello scenario, ma anche per la relativa inconsistenza dei dialoghi e, come diretta conseguenza, del doppiaggio italiano: in quest’ultimo caso, infatti, la blanda caratterizzazione dei personaggi, dovuta al ruolo secondario giocato dalla trama nelle missioni da svolgersi nell’avventura “in singolo”, penalizza fortemente le scene di intermezzo e i “frangenti dialoganti” con lo Spettro dell’eroe, schiacciandoli ad un livello qualitativo completamente diverso da quello degli altri elementi del comparto grafico.

Il sistema di crescita del personaggio

Chi decide di acquistare Destiny adesso, accettando di immergersi in un mondo sci-fi in via di definizione, trova due giochi in uno: nel primo (dal livello 0 al 20) il titolo fila via liscio come solo uno sparatutto di Bungie sa fare, mentre nel secondo (dal livello 20 in poi) la progressione del personaggio, delle sue armi, dell’equipaggiamento e delle missioni da svolgere segue un percorso evolutivo diverso da quello originario, la componente MMO prende il sopravvento sulle incongruenze della trama e tutto assume una struttura più complessa. Da questo punto di vista, l’esperienza di gioco vissuta nei primi venti livelli raggiungibili dal nostro personaggio può essere considerata come una sorta di “tutorial esteso”, una finestra temporale di 15-16 ore di longevità effettiva che permette agli utenti più esperti di maturare le conoscenze necessarie per intraprendere le sfide più impegnative nella speranza, così facendo, di acquisire abilità, armi e armature sempre più rare.

Il sistema di evoluzione dei Guardiani escogitato da Bungie è volutamente modulare e, per questo, si presta in maniera perfetta alle patch, alle espansioni e ai contenuti aggiuntivi che verranno introdotti nei prossimi mesi: i vuoti lasciati al lancio nelle meccaniche “da endgame”, di conseguenza, dovrebbero essere riempiti in un prossimo futuro con modalità, abilità ed elementi di equipaggiamento studiati espressamente per soddisfare le esigenze degli eroi che avranno già raggiunto il ventesimo livello.

COSA NON CI PIACE

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Missioni troppo ripetitive

Così come abbiamo avuto modo di illustrare nel precedente paragrafo di questa recensione, l’esperienza di gioco dell’ultima creatura sci-fi di Bungie è equamente suddivisa tra le ore passate a portare il proprio Guardiano al livello 20 e quelle trascorse a rintracciare oggetti ed engrammi rari per guadagnare punti Luce da spendere in ulteriori level-up. Allo stato attuale, però, le due facce di Destiny non sono affatto complementari: le missioni più avanzate ripropongono i medesimi obiettivi di quelle della linea narrativa principale e delle sfide Assalto, con le uniche differenze rappresentate dagli oggetti raccolti e dal numero di nemici da abbattere.

La ripetitività delle azioni da compiere, per questo, è a dir poco disarmante: le fasi sparatutto compensano in parte questo deficit di varietà scandendo il ritmo di gioco con la precisione di un orologio atomico, certo, ma la mancanza di varietà non fa che evidenziare i punti oscuri del gameplay come quello dell’IA dei nemici, perfetta negli scontri a breve distanza ma colpevolmente apatica nelle aree più estese. E pensare che basterebbe davvero poco per risollevare questa situazione: con le prossime espansioni, ad esempio, cosa costerebbe ai ragazzi di Bungie l’introduzione delle sfide arcade racing in sella all’Astore, delle arene multiplayer cooperative contro orde sempre più arcigne di alieni o delle semplici battaglie spaziali simili a quelle di Halo Reach?

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Multiplayer poco “social”

La delusione più cocente di Destiny viene proprio dagli aspetti più rappresentativi dell’impianto di gioco eretto da Bungie, ovverosia dagli elementi legati al multiplayer. Le possibilità di interazione con gli altri utenti sono estremamente limitate e le opzioni a disposizione di ciascun Guardiano per intraprendere sfide in compagnia di altri giocatori in rete sono altrettanto esigue: l’idea originaria degli sviluppatori americani di proporre un sistema di comunicazione “minimalista” ispirato a quello di Journey non può e non deve giustificare la mancanza di strumenti fondamentali come quelli della chat vocale “uno a uno”, dei moduli per la ricerca e la gestione dei clan e delle opzioni per la personalizzazione delle “regole d’ingaggio” delle sfide del Crogiolo.

Il sistema di gioco di Destiny, dalle missioni Pattuglia alle sfide Assalto, è orientato alla cooperativa online ma, paradossalmente, sembra fare di tutto per scoraggiarla: la Torre, ad esempio, somiglia più a un stazione di rifornimento che a un reale luogo di incontro e gli eventi casuali, più volte sbandierati dagli sviluppatori come elemento capace di unire i Guardiani nel corso delle missioni Pattuglia, sono così sporadici e ripetitivi da non essere presi neanche in considerazione dagli utenti connessi alla medesima istanza e situati nelle immediate vicinanze. L’acquisizione degli oggetti e delle armi, inoltre, viene gestita in maniera indipendente per ciascun membro della squadra ma restitusce oggetti e armi in maniera casuale e senza tener conto dei nemici abbattuti e del reale contributo offerto al proprio team. Passando alle battaglie del Crogiolo, la situazione non migliora di certo: in tutte le modalità proposte, l’equilibrio delle sfide viene stravolto dall’assenza di opzioni per limitare le abilità, le armi e gli elementi di equipaggiamento sbloccati nel corso della “storia” dai giocatori più esperti.

Sotto il profilo squisitamente “social”, quindi, per i ragazzi di Bungie c’è ancora tanto lavoro da fare e non è detto che tutti i problemi riscontrati in questi giorni dai Guardiani che hanno deciso di rispondere alla chiamata del Viaggiatore sin dal giorno di lancio di Destiny possano essere completamente risolti con delle semplici patch.

Trama inconcludente

Frammentata, contraddittoria, nebulosa: la trama di Destiny che si snoda per le missioni dell’avventura “in singolo” riesce nel miracolo di essere peggiore di quella – a dir poco catastrofica – degli ultimi capitoli di Call of Duty e Battlefield. Vuoi per la natura aperta delle attività da compiere passando senza soluzione di continuità dal Crogiolo alla Torre e da quest’ultima alle vecchie colonie terrestri sparse per il Sistema Solare, vuoi per la totale assenza di espedienti narrativi capaci di smuovere le coscienze degli appassionati con colpi di teatro inattesi e cambiamenti repentini, la storia del Guardiano, del Viaggiatore e della lotta dell’umanità contro le forze dell’Oscurità tende a perdersi in un mare di ovvietà già nelle prime ore di gioco.

Gli unici elementi positivi del comparto narrativo di Destiny li ritroviamo nelle dettagliate voci del Grimorio: peccato però che queste ultime possano essere consultate solo ed esclusivamente su browser, lontano cioè dall’azione di gioco e dalla fruizione “diretta” nelle schede che compongono i menù di pausa e l’interfaccia di selezione delle sfide e dei pianeti da esplorare. Anche qui, non ci rimane che sperare ardentemente che i programmatori Bungie integrino al più presto il Grimorio e le statistiche del proprio Guardiano nell’interfaccia tramite una patch.

CONSIDERAZIONI FINALI

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Le fasi di Alpha e Beta testing a cui abbiamo partecipato questa estate cui avevano dato l’illusione di un progetto mastodontico, con centinaia di luoghi da esplorare e infinite possibilità di condivisione dell’esperienza di gioco con i propri amici e con gli altri Guardiani incontrati nel corso delle missioni: ciò che ci viene offerto dai ragazzi di Bungie con la versione finale di Destiny è invece un titolo “ordinario” che propone un sistema di looting complesso ma meno “inclusivo” di quello di Borderlands, un gameplay appagante ma di certo molto poco originale, una trama lontana anni luce dalla profondità narrativa di Halo, delle funzionalità “social” poco evolute e un comparto multiplayer schiacciato sui tradizionali deathmatch competitivi. Ciononostante, l’avventura vissuta nei panni del proprio alter-ego riesce comunque ad essere dannatamente divertente e immersiva, merito di un sistema di movimento e combattimento che rasenta la perfezione e di scenari di una bellezza travolgente.

Nelle intenzioni di Bungie e Activision, l’universo di gioco di Destiny dovrebbe espandersi nel tempo per tenerci incollati ai loro server per i prossimi anni garantendoci ambientazioni, modalità e contenuti sempre freschi: ciò che ci è stato proposto al lancio getta le fondamenta di un progetto dalle grandi potenzialità, ma la strada che attende gli sviluppatori di Bellevue è ancora lunga e la parte più difficile del processo creativo comincia proprio adesso. Perchè Destiny, in fin dei conti, è un gioco online e come tale va trattato: qualsiasi giudizio che possiamo esprimere sui contenuti disponibili attualmente, infatti, non tiene conto delle sfide a tempo, delle espansioni, delle patch correttive e degli eventi che andranno ad ampliare l’offerta e la rosa di opzioni a disposizione degli utenti nel corso dei prossimi mesi.

Solo il tempo, e una sana dose di pazienza, ci dirà quindi se il sogno di Activision e dell’avventura sci-fi di Bungie diverrà realtà o se, al contrario, è destinato a rimanere tale.

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