È tempo di Gamescom, quindi tempo in cui è bene dare un senso a questi eventi sempre più bisognosi di notizie di spessore da poter vantare. Se di mezzo c’è poi uno come David Cage, che di certo non figura tra gli ermetici, senz’altro vale la pena fare un po’ d’attenzione. Stavolta sul banco della discussione una tematica indirettamente molto cara all’uomo-simbolo di Quantic Dream, ossia quella inerente al fotorealismo. Con PlayStation 4 a che punto saremo?
Non so se nel corso di questa generazione raggiungeremo un punto in cui non sarà possibile distinguere un film da un videogioco, ma so che in questo ciclo ci andremo molto vicino.
[…] Abbiamo bisogno di aspettare ancora un po’ per arrivare al punto in cui non si riesca dire quale sia tale differenza, ma onestamente, durante il prossimo ciclo, il progresso che andremo a compiere sarà impressionante.
Non del tutto corretto chiedersi in questo caso fino a che punto il mezzo necessiti di una simile componente, considerata la più che coerente linea tracciata e seguita da Cage da anni a questa parte. Fotorealismo non solo come mero orpello, bensì come acquisizione a questo punto necessaria e spontanea ai fini dell’ambizione più o meno velata di cui si fa portavoce Cage: il film interattivo.
Non, ovviamente, alla stregua di chi già si è cimentato (con risultati più che modesti) in tale impresa; l’aspirazione di Cage, per come abbiamo imparato a conoscerla, è sempre stata quella di attuare una sintesi che apporti un avanzamento e in campo videoludico e in quello cinematografico. Una sfida al di là delle sue possibilità, avvertono alcuni, in buonafede o meno. Forse. Nel frattempo Quantic Dream, novello Sisifo, continua a spingere verso la vetta il proprio masso: speriamo solo, per noi e per loro, che non debbano ricominciare da capo molto presto, ossia rivedere questo affascinante e sempre più interessante obiettivo.
via | Videogamer