Brothers in Arms: Hell's Highway - la recensione

Brothers in Arms: Hell's Highway - la recensione

Brothers in Arms: Hell’s Highway segna il ritorno di una delle serie di FPS tattici più apprezzate degli ultimi anni, un po’ in stile Rainbow Six ma soprattutto dalla forte ispirazione alla serie TV Band of Brothers, incentrata più che sulla guerra in sé su coloro che l’hanno combattuta, mettendo le vicende personali e umane dei “fratelli al fronte” in primo piano.

Gearbox Software gioca in questo nuovo titolo gran parte delle proprie carte proprio nell’ambientazione e nel coinvolgimento del giocatore, incentrando il Hell’s Highway sui sentimenti del suo protagonista e su una trama degna di una produzione cinematografica.

Tutto ciò ovviamente senza trascurare le meccaniche di gioco, riprendendo il buono visto nei primi due capitoli della serie ai quali sono state aggiunte le dovute modifiche e novità per rendere questo titolo una vera e propria esperienza videoludica d’alto livello.

L’attesa è stata finalmente premiata con l’uscita del gioco su PC, Xbox 360 e PS3: proprio quest’ultima è la piattaforma su cui abbiamo avuto modo di provarlo. Indossate l’equipaggiamento perché l’Inferno vi aspetta!

Ambientazione da Oscar

La nuova fatica di Gearbox ha offerto nel corso degli ultimi mesi tutte le premesse per costituire uno dei nuovi punti di riferimento del suo genere, mettendo il giocatore in un inflazionatissimo contesto da Seconda Guerra Mondiale in cui però nulla è lasciato al caso, ma come nella serie prodotta da Steven Spielberg vede al centro dell’avventura dei semplici uomini.

La presentazione e l’avvio del gioco lasciano del resto ben poco spazio all’immaginazione, incentrandosi pienamente sui sentimenti di Matthew Baker, il sergente di plotone protagonista del gioco: una delle figure meglio caratterizzate che si siano apprezzate negli ultimi tempi in un videogame, in grado di far impallidire eroi più famosi di titoli più altisonanti.

Entrando nello specifico la storia riprende là dove l’avevamo lasciata alla fine del secondo capitolo della serie, con le forze USA coinvolte nell’operazione Market Garden con scenario in Olanda, dove un gruppo di paracadutisti si trova a doversi lanciare dietro le linee dei tedeschi, approdando nell’Inferno che dà il titolo a questo terzo capitolo della serie.

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Fuoco!

Gran parte delle nuove meccaniche di gioco di Hell’s Highway si basa sulla possibilità di comandare una squadra di soldati in maniera simile a quanto visto in altri FPS tattici, primo fra tutti Ghost Recon Advanced Warfighter. Con la pressione dell’apposito tasto sul controller si può dare un determinato ordine in base al contesto dell’azione e all’equipaggiamento di cui i propri compagni sono in possesso.

Anche la copertura gioca un ruolo fondamentale sia nel rapporto con la squadra che in singolo, visto che le possibilità di morire all’interno di Brothers in Arms si riducono stavolta alla sola esposizione a situazioni calde, segnalate da un’apposito cerchio sullo schermo che una volta completamente riempito significherà morte certa per il nostro personaggio.

Premendo il tasto giusto è possibile coprirsi dal fuoco nemico un po’ ovunque, giocando a una specie di tira e molla tipico delle sparatorie che si vedono nei film: in sostanza si tratta di mettere la testa fuori finché si può, sparare a raffica per poi riaccucciarsi nel momento in cui si sta per essere colpiti. Un’idea senz’altro originale ma che alla lunga rende possibile prevedere le mosse degli avversari ma soprattutto il momento in cui si rischia di lasciarci la pelle.

Dal punto di vista del gruppo invece la copertura viene implementata attraverso un interessante sistema che permette di avere la telecamera puntata alle proprie spalle per tenere sotto controllo una situazione altrimenti ingestibile con i soli occhi del protagonista.

Piccola tirata d’orecchie finale va anche al sistema di controlli, da un lato abbastanza intuitivo nella maggioranza dei casi ma terribile nel momento in cui si deve camminare accovacciati premendo L3 e al contempo muovere la levetta in avanti. Stesso discorso per lo scatto, dove il cambio di direzione diventa roba da funamboli.

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Una soluzione alla noia

Uno dei difetti principali dei vecchi Brothers in Arms fu individuato a suo tempo in un’impostazione troppo ripetitiva del gioco e dei livelli, che alla lunga stancavano il giocatore costretto a compiere sempre le stesse cose. Dal punto di vista dell’ambientazione ci troviamo sicuramente al cospetto di ottimi passi in avanti, visto che 10 capitoli alternano più che bene fasi all’aperto e al chiuso, così come la possibilità di immedesimarsi in un cecchino in alcune fasi non fa che bene.

Il problema però risiede nelle meccaniche stesse del gioco e paradossalmente proprio nelle nuove funzionalità offerte dall’azione di squadra: la modalità di accerchiamento ed eliminazione dei nemici finisce per essere sempre la stessa, così come il lavoro di copertura e quanto descritto in occasione del “tira e molla” negli scontri a fuoco finiscono per risolversi spesso in maniera identica alle precedenti.

La situazione non è di certo aiutata dal multigiocatore, che addirittura finisce col peggiorare le cose risultando troppo scarna in termini di modalità a disposizione. Il solo deathmatch infatti anche se giocabile fino a un considerevole massimo di 32 giocatori in contemporanea, soffre della scelta suicida di eliminare le novità di lavoro di squadra introdotte nella modalità singola, visto che per un tipo di gioco del genere calza a pennello il detto “ognuno per sé, Dio per tutti”: niente che non si discosti quindi da quanto siamo ormai abituati a vedere in ogni FPS che si rispetti.

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Unreal Engine 3 tra alti e bassi

L’utilizzo del motore grafico Unreal Engine 3 fa guadagnare alla serie un livello di realismo maggiore di quanto visto in precedenza anche se tra alti e bassi, alternando elementi dettagliati in maniera egregia ad altri che invece non ci si spiega come possano essere nello stesso gioco.

Momenti di eccellenza si raggiungono guardando il fumo delle armi e i vari effetti come esplosioni, luci e compagnia cantante, così come gli effetti delle pallottole sui corpi umani sono a dir poco impressionanti, con tanto di smembramenti e parti staccate in bullet time.

Non è spiegabile però come di fronte a cotanta bellezza siano contrapposti danni all’ambiente circostante ridotti praticamente ai minimi termini, con edifici che rimangono intatti anche di fronte a colpi che ne tirerebbero giù la metà o anche le texture facciali, un po’ approssimate a differenza delle animazioni dei personaggi, che invece convincono pienamente.

L’impressione sul reparto grafico di Hell’s Highway rimane dunque in una zona grigia che non convince pienamente, pur toccando punte di eccellenza difficilmente ritrovabili altrove: un vero peccato. Niente da dire invece sul sonoro, il cui doppiaggio anche nella versione italiana non ammette sbavature, così come effetti audio e colonna sonora partecipano pienamente alla creazione dell’atmosfera di guerra.

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Commento finale

Brothers in Arms: Hell’s Gateway è un gran bel gioco, su questo niente da dire. Il mancato raggiungimento dello status di capolavoro è causato da alcune sbavature in gameplay e motore grafico che ne pregiudicano un’esperienza completamente appagante, così come il multiplayer si rivela ben presto essere nulla di più di quanto ormai siamo abituati in ogni FPS degno di tale nome.

Ciò non toglie comunque l’ottimo lavoro svolto da Gearbox, che a distanza di tre anni ha saputo dare alla serie nuova linfa vitale apportando a questo terzo capitolo un taglio cinematografico raramente apprezzabile in un videogioco, forse per rimanere in tema già visto solo nella famosa Omaha Beach di Medal of Honor: Allied Assault.

I fan degli shooter bellici in prima persona hanno ora qualcosa di nuovo con cui passare le proprie ore e probabilmente nemmeno accuseranno la ripetitività descritta in fase di recensione: chi invece è alla ricerca di qualcosa di veramente originale probabilmente dopo qualche livello di meraviglia finirà col rimanere con una punta di delusione.

Tirando le somme possiamo dire che Hell’s Highway è un titolo quantomeno da provare, ma soprattutto da tenere in seria considerazione come punto di partenza per un eventuale quarto capitolo della serie.

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