Backbreaker: Vengeance - la recensione

Leggi su Gamesblog la recensione di Backbreaker: Vengeance.
Backbreaker: Vengeance - la recensione
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Il nome Backbreaker sarà sicuramente già noto agli amanti di football americano, visto che su Xbox 360 e PlayStation 3 il gioco è ormai in circolo già da diversi mesi. Quella che possiamo ormai definire come una “serie” ha fatto nel corso del tempo approdo anche su dispositivi mobili come iPhone e iPad, in versione sensibilmente ridotta con la sola presenza di alcuni mini-giochi in parte già esistenti nella versione completa del gioco.

Backbreaker: Vengeance altro non è che la trasposizione su console di tali passatempi, realizzata dal team di sviluppo Natural Motion tramite l’uso dell’Euphoria Engine, sviluppato proprio dallo studio con base a Oxford e usato anche in titoli importanti come Grand Theft Auto IV e Red Dead Redemption.

La pubblicazione di Backbreaker: Vengeance è avvenuta proprio in questi giorni attraverso i canali di distribuzione digitale delle console casalinghe di Microsoft e Sony: visto che il gioco è venduto al prezzo di 15€, noi di Gamesblog ci siamo concessi qualche placaggio per vedere se possa valere la spesa.

Per chi lo vede distrattamente da lontano, il football americano è solo uno sport giocato da energumeni impegnati a menarsele di santa ragione, cercando di finire tutti su “quello che porta la palla”. In realtà, come sanno i suoi amanti il football è ben altro, ed è basato sulla presenza di tatticismi al pari di altre discipline sportive molto più considerate nel nostro Paese (qualcuno ha detto calcio?). A questo punto, prendete tutto quanto appena detto e rimuovetelo dalla vostra mente, in quanto tattiche e robe simili non sono presenti in Backbreaker: Vengeance, titolo che si pone per l’appunto l’obiettivo di andare direttamente al cuore del divertimento e della spettacolarità del football, eliminando del tutto le componenti che possano renderlo meno immediato.

Le modalità presenti possono essere giocate sia in singolo che in multigiocatore, mettendo a disposizione il sistema di sfide e classifiche che ci si aspetta da un titolo del genere. Siamo presenti di fronte a tre diverse tipologie di mini-giochi: nella prima il giocatore deve arrivare con la palla in mano verso l’area di touchdown, evitando gli avversari e i loro placaggi e cercando di racimolare quanti più punti possibile. Il secondo tipo invece capovolge le parti, mettendoci nei panni della difesa e rendendo quindi come obiettivo principale il placaggio dell’avversario. La terza modalità unisce un po’ tutti gli elementi delle due precedenti, mettendo quattro giocatori (controllati da esseri umani o CPU) in una corsa a ostacoli l’uno contro l’altro, e impegnandoli a seguire percorsi obbligati, evitare avversari di difesa e ostacoli veri e propri come barriere da saltare e altri elementi da schivare.

Backbreaker: Vengeance - la recensione

È innegabile che di fronte a un primissimo giro su strada Backbreaker: Vengeance possa risultare un titolo divertente, immediato al punto giusto e con un sistema in grado di ovviare in termini di longevità a quelle che sono le ovvie limitazioni offerte dalla presenza di quelli che come dicevamo sono a conti fatti solo tre mini-game. Tra finte, scivoloni e salti l’Euphoria Engine dà praticamente il meglio di sé grazie alla sua evoluta gestione della fisica, offrendo anche la possibilità d’irridere gli avversari con la pressione dei giusti tasti, cosa comunque non fine a sé stessa visto che dà la possibilità di ottenere punti aggiuntivi. Il sistema di ricompense messo su da Natural Motion prevede ovviamente l’uso degli obiettivi di gioco, più la possibilità di sbloccare squadre (puramente “ornamentali”, visto che non esiste altra differenza tra loro oltre a quella estetica) e altri livelli di gioco.

Non è tutt’oro quello che luccica

Tuttavia, alla lunga il sistema finisce per stancare, anche a causa di alcuni problemi nei controlli dove soprattutto i cambi di direzione risultano particolarmente ostici. Ma il problema non è solo questo: buttarsi in scivolata contro un nemico in tuffo per il placaggio e uscirne indenne non è di sicuro una cosa semplice, ma vedersi costretti ad affrontare nuovamente la stessa sfida perché siamo stati sfiorati dall’unghia del mignolo dell’avversario non è altrettanto piacevole.

Un’ulteriore problema che affligge il gioco è costituito dal fatto che, al contrario delle regole reali del football, il più delle volte il placaggio avvenuto fuori l’area di touchdown ma finito al suo interno non regala il successo all’attaccante, costretto quindi a ripartire daccapo: in realtà non si capisce se questa sia una cosa voluta o meno dagli sviluppatori, visto che ci sono volte in cui invece il touchdown viene assegnato. Anche il multiplayer non è esente da problemi, purtroppo legati alla presenza di un discreto quantitativo di lag, soprattutto nelle ore più “calde” del giorno per quanto riguarda il carico di lavoro dei server: se da un lato la possibilità di affrontare le tre tipologie di gioco con altri esseri umani è confortata anche dal sistema di punteggi di cui parlavamo prima, sono presenti evidenti ritardi nei comandi dovuti al gioco online che soprattutto contro menti non controllate dalla CPU vanno a rendere molto difficile l’esperienza di gioco.

Backbreaker: Vengeance - la recensione

Per quanto riguarda il comparto tecnico, l’Euphoria Engine si comporta in maniera più che dignitosa, offrendo al giocatore un buon colpo d’occhio dello stadio, ovviamente gremito per vedere i protagonisti di Backbreaker all’opera. Divertenti anche le varie animazioni destinate a prendere in giro gli avversari, azionabili attraverso la pressione dei tasti dorsali superiori del joypad. Anche per quanto riguarda il sonoro non c’è assolutamente nulla di cui lamentarsi, visto che è composto da quella che è una buona colonna sonora completata dagli effetti audio che ci si aspetta da uno stadio di football pieno di gente.

Commento finale

Backbreaker: Vengeance è un insieme di mini-giochi, e come tale va considerato. Il prezzo di 15€ potrebbe quindi far storcere il naso a qualcuno, visto che a un costo superiore – ma non di tanto – è comunque possibile portarsi a casa un gioco sul football completo in ogni suo aspetto. Fatta questa prima considerazione legata all’aspetto economico, resta ciò che abbiamo detto nel corpo della recensione: a conti fatti, la fatica di Natural Motion costituisce sicuramente un modo immediato con il quale divertirsi, che però soprattutto se giocato in maniera assidua finisce per fallire il suo obiettivo.

A voi quindi valutare l’opportunità di un eventuale acquisto: qualora siate amanti del football alla ricerca di un qualcosa con cui passare pochi minuti e via tra un impegno e l’altro questo è probabilmente il titolo che fa per voi. Se invece volete un Madden, prendetevi un Madden.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • Subito divertente
  • Tecnicamente discreto
  • Buon sistema di classifiche
  • Controlli da rivedere
  • Lag nel multiplayer
  • Alla lunga noioso

Backbreaker: Vengeance – la recensione
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